Carlo Alberto Carnevale Maffé
L’unico modello economico sostenibile
Le città, gli edifici e le infrastrutture civili rappresentano la più grande quota di capitale fisso investito in asset tangibili. Affinché non diventino liabilities ambientali e patrimoniali, devono trasformarsi da semplici asset passivi in soggetti attivi, elementi di un ecosistema organizzativo che definisca un nuovo modello di società e di economia sostenibile.
La conversazione pubblica colpevolizza ormai esplicitamente i comportamenti sociali non orientati alla sostenibilità, e sta provocando il rapido deprezzamento degli asset che non si allineano ai nuovi paradigmi economici. Non basta la classe energetica di una costruzione a difenderne il valore nel tempo, serve che l’asset sia collocato entro un contesto sociale e organizzativo in grado di garantire qualità della vita e crescita della produttività, e quindi attrarre investimenti.
La finanza più lungimirante - ma anche quella più prudente – sta prendendo le distanze dalle imprese e dai progetti di impiego di capitale che non incorporino i criteri ESG (Environment, Social, Governance). Blackrock, il più grande fondo mondiale di investimenti in equity, ha già di fatto inaugurato un processo di progressivo boicottaggio degli investimenti e delle imprese che non si adeguano alle nuove regole.
Smart city e smart building non sono più trastulli tecnologici per pochi visionari, ma sono l’unico modello economico sostenibile in grado di attrarre capitale e restituire valore economico.
Il mondo dell’impiantistica non ha ancora recepito questo repentino e radicale cambiamento di direzione strategica, finanziaria e tecnologica, ed è tuttora orientato a vecchie logiche di competizione sui prezzi o, nei casi più avanzati, di mero efficientamento energetico. In questo nuovo contesto economico e sociale, tuttavia, non basta l’efficienza relativa (meno consumi) serve l’accountability assoluta (totale trasparenza dei processi fisici e organizzativi), non basta la razionalizzazione ingegneristica (impianti affidabili e duraturi) serve l’intelligenza del dato (sistemi in grado di apprendere e di migliorarsi nel tempo).
Le città diventano fabbriche di dati sociali, gli edifici si trasfigurano in macchine intelligenti per produrre servizi, che sanno incorporare e interpretare i feedback digitali derivanti dal loro utilizzo. Cambiano le metriche economiche e organizzative per valutare i progetti di real estate e le scelte di investimento in impianti e infrastrutture. Il modello ingegneristico diventa programma di inclusione sociale di tutti gli stakeholder, e ogni progetto deve saper apprendere dati e incorporare le esternalità positive e negative rispetto all’ambiente.
La città ideale diventa, invero, l’unica città possibile.